Elezioni europee e Fondi Ue: Silvia Costa, ripartire dalla cultura
In vista delle elezioni del 25 maggio, FASI.biz ha intervistato Silvia Costa – eurodeputata, relatrice per il Pe del programma Europa Creativa e candidata Pd nella circoscrizione Italia Centrale - sulla programmazione europea 2014-2020 e sulle possibilità offerte dai fondi Ue per la cultura.
Europa Creativa, è il programma comunitario che stabilisce misure e finanziamenti ai settori culturale, creativo e audiovisivo per il settennio 2014-2020, che riunisce i precedenti programmi Ue Media e Cultura, e prevede risorse per 1,46 miliardi di euro (il 9% in più rispetto al settennio precedente).
Gli operatori culturali sono pronti per l’Europa? Quali benefici ci si aspetta per le PMI del settore culturale?
Innanzitutto, il settore va sostenuto nell’acquisire una nuova fisionomia, in passato troppo spesso resistente alla ‘gabbia’ percepita della progettazione, economica e non solo. Come relatore di Europa Creativa, sto partecipando ad incontri in tutte le regioni, città metropolitane, alcuni piccoli comuni e ho riscontrato una grande consapevolezza che l’investimento culturale rappresenta un nuovo paradigma di sviluppo urbano e rurale. Ma bisogna ricordare che l'Unione europea non è un bancomat e finanzia soltanto azioni coerenti con gli obiettivi precedentemente negoziati e condivisi, imponendo anche al mondo della cultura e della creatività di adattare le proprie logiche non solo all’obiettivo ma anche al metodo che chiede progettazione, rendicontazione, indicatori e partnership.
Benefici concreti per i progetti e le imprese culturali verranno anche dall'avvio dello strumento finanziario all'interno del cosiddetto “strand transettoriale”. Si tratta di un fondo di garanzia europea che affiancherà i contributi europei ai progetti - i grants - e che assisterà i prestiti nazionali alle micro, piccole e medie imprese culturali e creative, che potranno finalmente vedere agevolate le loro possibilità di accesso al credito. Una vera e propria sfida nel terreno ancora troppo poco esplorato dell’interlocuzione tra istituzioni finanziarie e imprese creative, di cui l’Europa si farà promotrice e garante.
Anche per il settore audiovisivo, incluso tutto il multimediale, dal cinema ai videogiochi europei, le novità sono tante, a partire dal sostegno esplicitamente previsto dal programma per lo sviluppo delle opere cinematografiche e audiovisive con ‘potenziale transnazionale’: film, documentari, fiction, prodotti multimediali o di animazione. Europa Creativa supporta i produttori indipendenti e le coproduzioni europee e internazionali anche con le televisioni, la circolazione e la distribuzione di film europei non nazionali nelle sale e sulle piattaforme on line, anche attraverso il sostegno al doppiaggio, la sottotitolazione e l’audiodescrizione.
Cos’è il “valore aggiunto” europeo per la cultura?
Si tratta della capacità dei progetti di rispondere a dei requisiti che corrispondono alla visione europea di cui dicevo prima. Le azioni e le attività culturali e creative che parteciperanno al programma dovranno presentare carattere transnazionale ed impatto sui cittadini europei per la conoscenza di culture diverse dalla loro, o dovranno essere in grado di creare un’economia di scala e una massa critica con un effetto leva per fondi aggiuntivi, o di rafforzare la cooperazione transnazionale tra operatori inclusi gli artisti, stimolando una risposta più completa, rapida ed efficiente alle sfide globali e all’innovazione anche attraverso lo sviluppo inclusivo di nuovi modelli di business. È considerato valore aggiunto europeo, infine, anche l'attenzione dedicata agli Stati Membri e alle regioni europee in situazioni di bassa capacità produttiva, con area geografica o linguistica limitata.
In quali altri ambiti possono rintracciarsi risorse per la cultura nella nuova programmazione?
Grazie al nostro impegno le risorse per la cultura nel nuovo ciclo di programmazione non verranno solo da Europa Creativa. Ci siamo battuti con successo per inserire nel testo di Horizon 2020, il nuovo programma pluriennale dell'UE per la ricerca e l'innovazione con un budget di 70 miliardi, in cui i riferimenti alla cultura erano totalmente assenti emendamenti relativi al patrimonio culturale e alla ricerca umanistica. Inoltre, i settori cultura e turismo sono stati inclusi tra le key actions dell'obiettivo tematico 6 dei fondi strutturali, il cui budget complessivo è di 325 miliardi (di cui circa 30 arriveranno all’Italia). Ci sono risorse per infrastrutture e servizi culturali anche all'interno delle politiche per lo sviluppo rurale, cui sono assegnati fondi per 95 miliardi, e fondi per le PMI del settore turistico in Cosme.
Quali sono gli interventi più urgenti nella dimensione culturale sui quali insistere nei prossimi anni?
Li ho sintetizzati in un documento che ho consegnato nelle mani del Ministro della Cultura Franceschini , ”L’Europa riparte dalla cultura”, un manifesto per le politiche culturali europee articolato in 17 punti, con un solo obiettivo: mettere la cultura al centro della prossima legislatura del Parlamento europeo. Un cammino già iniziato nel corso della legislatura che si è da poco chiusa e che ora richiedono continuità e un ulteriore impegno, soprattutto in vista del semestre di presidenza italiana.
Un libro bianco europeo sulla cultura, difesa dell’eccezione culturale, sviluppo del pubblico, rilancio degli itinerari culturali e delle progettualità sviluppate per le Capitali europee per la Cultura sono alcuni dei punti del documento, che tocca, tra gli altri, anche il tema del ruolo delle tv pubbliche per la cultura e l’identità europea e quello della valorizzazione del patrimonio, e propone il varo di un osservatorio europeo della cultura e della creatività che metta insieme i dati sparsi tra istituzioni culturali e centri studi nazionali ai fini della valutazione dell’impatto delle attività culturali e creative nelle comunità. Un osservatorio che, con l’occasione del semestre di presidenza Ue, potrebbe far base proprio in Italia.
Quali sono le sfide e le opportunità per un paese come l’Italia?
Innanzitutto, realizzare una strategia e una governance multilivello e più integrata tra Ministeri, le Regioni e gli enti locali per le politiche culturali per un approccio strategico di valorizzazione di beni culturali, industrie culturali e creative e media, anche per ottimizzare l’impiego delle risorse e verificare il raggiungimento degli obiettivi; attrezzare adeguatamente i termini di professionalità, risorse, strumenti e capacità di consulenza strategica i desk nazionali di Europa Creativa e prevedere sportelli/hub regionali; sensibilizzare le banche nazionali ed altri intermediari finanziari a partecipare ai bandi per il Fondo Europeo di garanzia, anche in partenariati innovativi.
Le Regioni dovrebbero promuovere, d'intesa con il MiBACT, un maggior coordinamento e integrazione delle risorse regionali, nazionali ed europee, nella loro azione di sostegno alle politiche culturali e creative valorizzando le proprie specificità ed eccellenze anche attraverso servizi e infrastrutture (rete di sportelli/centri di informazione), formazione e assistenza alla realizzazione di progetti e di attività culturali e creative transregionali e transnazionali.
Quindi, ora la sfida è per il governo e gli attori territoriali: nuova governance e programmazione regionale integrata. Al processo ascensionale di consultazione e concertazione con gli stakeholders a seguito del quale abbiamo portato e fatto valere in Parlamento Europeo le istanze della cultura e la sua necessaria orizzontalità nella nuova programmazione europea rispetto all’iniziale visione della Commissione, deve corrispondere l’impegno degli attori locali ad evitare in ogni modo il rischio che la cultura venga marginalizzata in sede di negoziazione. Mi auguro che l’Italia, in particolare nel semestre di presidenza della Ue, assuma la leadership nella governance e nella capacità progettuale a sostegno di una stagione di sviluppo fondata sul patrimonio culturale, materiale e immateriale, il turismo culturale, le ICC, l’audiovisivo e il multimediale, ampliando anche l’accesso del pubblico, la sua crescita numerica e tipologica e la formazione di nuove competenze e professionalità nel settore. Sono questi i temi sul piatto oggi.