Startup - fondi non istituzionali, investimenti modesti ma in aumento
133 milioni di euro di investimenti nel 2015, soprattutto grazie ai fondi non istituzionali. E' quanto emerge dal report dell’Osservatorio Startup Hi-tech.
Gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e Italia Startup, in collaborazione con SMAU, presentano il report dell’Osservatorio Startup Hi-tech, un’iniziativa permanente, giunta alla sua terza edizione, che intende presentare un quadro aggiornato degli investimenti realizzati dai principali attori dell’ecosistema startup in Italia.
Investimenti in crescita, ma ancora limitati
Il totale degli investimenti in startup innovative stimato per il 2015 è di 133 milioni di euro, con un aumento dell'11% rispetto al 2014, oltre il picco registrato nel 2013 (129 milioni).
I dati mostrano in particolare una crescita degli investimenti realizzati da investitori non istituzionali (Venture Incubator, Family Office, Club Deal e Business Angels): +32%, passando da 57 milioni a 75 milioni di euro.
Ad investire meno rispetto allo scorso anno, i soggetti istituzionali (-8%). Il 2014 e il 2015 possono essere considerati un periodo di transizione per tali soggetti, visto che nel 2013 alcuni fondi hanno terminato il loro ciclo di vita; tuttavia, nuovi accordi sono in fase di chiusura e si stanno raccogliendo capitali per investimenti futuri. È quindi attesa una “rinascita” degli investimenti da parte di fondi istituzionali nel breve-medio termine, nota l'Osservatorio Startup Hi-tech.
Rimane sostanzialmente invariata la distribuzione territoriale degli investimenti istituzionali: le startup del Nord Italia raccolgono il 54% del totale, seguite da quelle del Centro (30%) e da quelle provenienti da Sud e Isole (16%).
Per quanto riguarda l’entità dei finanziamenti istituzionali, il 2014 restituisce un campione con scaglioni più ridotti di fondi elargiti: quelli tra 0 e 500mila euro e tra 500mila e un milione di euro rappresentano l’87% del totale (anche se tra i due intervalli a crescere maggiormente in proporzione sono i finanziamenti di taglio superiore ai 500mila, che passano dal 13 al 24%). Solamente il 4% ha goduto di investimenti superiori ai 3 milioni di euro.
“Gli investitori non istituzionali in Italia stanno rivestendo un ruolo sempre più preponderante”, afferma Antonio Ghezzi, direttore dell'Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Tuttavia, la dimensione relativa degli investimenti italiani è ancora limitata quando comparata a quella di altri paesi europei, e il distacco si sta espandendo come previsto: nel 2014, gli investimenti interni in incubatori aziendali in Germania e Francia sono stati circa dieci volte superiori al valore di quelli riservati alle startup in Italia, mentre in Spagna sono stati circa il doppio”.
"Riteniamo fondamentale che il Governo agisca sugli incentivi fiscali per l'ingresso dei privati, cogliendo la dinamica positiva mostrata dai dati di quest'anno", dichiara Marco Bicocchi Pichi, presidente di Italia Startup. “Pur apprezzando le misure introdotte nel passato, queste non sono ancora sufficienti a dare la spinta necessaria. Oltre a incentivare gli investimenti nei macchinari è importante defiscalizzare anche l'investimento e l'acquisizione di startup”.
Ricavi e assunzioni
Si riferiscono al 2014 i dati relativi ai ricavi delle startup innovative e al loro impatto in termini occupazionali. E in entrambi i casi si registra una crescita: +26% annuo per i ricavi delle startup finanziate, pari a 184 milioni di euro, e +25% per le assunzioni.
Nelle 230 startup finanziate e attive dal 2012 al 2014, il fatturato medio è cresciuto del 35%, passando da 558mila euro nel 2012 a 756mila nel 2014, con un incremento nell'ultimo anno del 21%.
Il numero medio di occupati nei due anni presi in considerazione è salito da 4 a 6. In generale, il numero totale dei dipendenti delle startup innovative finanziate in Italia ha registrato una crescita stabile di circa il 25% annuo.
Tuttavia, occorre tenere conto che questi due parametri non sono pienamente rappresentativi della performance delle startup sul territorio. Più nello specifico, il numero di assunzioni è un parametro che sottostima l’impatto complessivo nella creazione di posti di lavoro derivante dalle startup hi-tech, che spesso si avvalgono di collaboratori esterni.
Identikit del founder
Il profilo dello startupper italiano è in linea con quelli degli altri paesi europei. Insieme alla Francia, l'Italia registra la più alta percentuale di fondatori laureati: il 93% ha conseguito almeno una laurea triennale, più della metà di questi ha un background di studi scientifici e tecnologici (55%), nonostante si trovi poi a ricoprire principalmente ruoli manageriali all’interno della startup (52%).
Italia in linea con gli altri paesi europei sul fronte della disparità di genere tra i founder. Quanto all'età media, il Belpaese registra un livello d'anzianità leggermente maggiore: per intenderci, i founder italiani sono mediamente più anziani rispetto ai loro omologhi europei.
Gli startupper italiani sono dunque in larga maggioranza uomini (88%), hanno in media 38 anni, fondano le proprie startup in team (74%), includendo profili di differenti provenienze e talenti.
Roadshow sulle opportunità per le startup innovative
Un calendario di seminari in diverse città italiane per permettere di avvicinare e informare aspiranti imprenditori sul mondo delle startup innovative. 11 le tappe confermate finora del roadshow organizzato da Unioncamere e la Rete delle Camere di commercio italiane, in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico: si è partiti con L'Aquila, il 21 ottobre, si prosegue con Napoli (27 ottobre), Terni (30 ottobre), Pavia (4 novembre), Ascoli Piceno (10 novembre), Firenze (13 novembre), Sassari (19 novembre), Padova (27 novembre), Forlì Cesena (1 dicembre), Reggio Calabria (3 dicembre), Udine (11 dicembre).
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