Incentivi rinnovabili - sale contatore GSE, decreto in ritardo

Mentre continua a salire l'asticella GSE del costo degli incentivi alle rinnovabili, la Conferenza unificata rinvia l'analisi del decreto con i nuovi schemi d'incentivo

Incentivi rinnovabili

Contatore GSE in salita

Secondo i dati diffusi dal Gestore servizi energetici, aggiornati al 30 settembre, il costo indicativo annuo degli incentivi ammonta a 5,767 miliardi di euro. Mancano quindi solo 33 milioni di euro al raggiungimento del tetto dei 5,8 miliardi.

I dati forniti dal GSE rappresentano una stima dell’onere annuo potenziale, già impegnato anche se non ancora interamente sostenuto, degli incentivi riconosciuti agli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili non fotovoltaici, e per la precisione:

  • gli incentivi riconosciuti con il provvedimento CIP 6 (delibera del Comitato interministeriale dei prezzi adottata nel 1992, con cui sono stabiliti prezzi incentivati per l'energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e "assimilate"),
  • i certificati verdi,
  • le tariffe onnicomprensive (ai sensi del decreto del 18 dicembre 2008),
  • gli incentivi che fanno capo al Conto energia solare termodinamico (CSP),
  • gli impianti i cui soggetti responsabili hanno presentato richiesta di accesso agli incentivi ai sensi del decreto del 6 luglio 2012 a seguito di entrata in esercizio,
  • gli impianti ammessi ai registri in posizione utile o vincitori delle procedure di asta.

L'impatto del nuovo decreto

Il limite di spesa in questione dovrebbe allontanarsi grazie al metodo di calcolo che verrà introdotto con il nuovo decreto per incentivare le rinnovabili diverse dal fotovoltaico.

L'attuale metodo di calcolo consiste nella sommatoria del prodotto tra il bonus specifico riconosciuto all’intervento e l’energia incentivabile annua, per tutti gli interventi incentivati relativi agli impianti a fonti rinnovabili non fotovoltaici. Somma che tiene conto del potenziale degli incentivi, quindi, per intenderci, anche di quegli interventi non ancora entrati in esercizio ma ammessi a registro in posizione utile o vincitori delle procedure di asta al ribasso.

Con il nuovo metodo di calcolo, al contrario, si parte dalla data di entrata in esercizio degli impianti; fino a quella data, il GSE attribuisce il costo a una data presunta di entrata in esercizio, stimata dal Gestore. Un sistema che rallenterà automaticamente le lancette del contatore GSE, posticipando il raggiungimento del tetto di 5,8 miliardi.

Un iter travagliato

Peccato che il decreto fatichi a muovere i primi passi. Dopo una prima bozza, criticata dalle associazioni del settore, il Mise ha messo a punto un secondo testo, inviato per parere ai Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole. Una terza versione è stata a pubblicata a fine settembre sul sito del dicastero e trasmessa all'Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico e alla Conferenza unificata per acquisire i relativi pareri.

Se l'Autorità ha fornito per tempo il proprio parere, la Conferenza unificata al contrario è indietro sulla tabella di marcia. Nella riunione del 20 ottobre il testo avrebbe dovuto essere sul tavolo Stato-Regioni, ma ha subìto un rinvio a data da destinarsi.