Finora i bonus casa ci sono costati 110 miliardi di euro
Nell'aggiornamento delle previsioni tendenziali della NADEF, la stima del superbonus e degli altri bonus edilizi è stata aumentata a 110 miliardi euro, con uno scostamento complessivo di 37,75 miliardi rispetto alle previsioni iniziali.
Le ultime novità sul superbonus
Il dato - che contribuisce a spiegare le scelte impopolari sul decalage di molti bonus casa - arriva dall’audizione del Direttore Generale della direzione studi e ricerche economico fiscali del Dipartimento delle Finanze, Giovanni Spalletta, nel corso di un’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale promossa al Senato.
Numeri alla mano, infatti, Spalletta traccia il quadro del costo del superbonus e degli altri bonus casa sui conti pubblici, inserendo l’analisi all’interno di una più ampia valutazione delle caratteristiche di tutti i crediti d’imposta e di come essi siano stati usati negli ultimi anni in Italia.
La fotografia che ne emerge è a tinte variabili. In generale, infatti, in Italia si è assistito ad una proliferazione dei crediti d’imposta che nel 2022 ha raggiunto la cifra monstre di 740 agevolazioni fiscali, con conseguenti minori entrate che si attestano su 125,6 miliardi di euro nel 2023. Spesso e volentieri, però, si è trattato di bonus marginali che non hanno avuto un reale impatto sull’economia, come dimostra il fatto che in Italia l’importo del beneficio medio per contribuente è risultato molto contenuto rispetto agli altri paesi.
Nello specifico dei bonus edilizi, inoltre, preme sottolineare come da un lato il costo dei bonus casa sia lievitato di oltre 37 miliardi di euro rispetto a quanto previsto originariamente; mentre dall’altro come si sia spesso trattato di agevolazioni con una vita complicata e costellata di problemi non irrilevanti (lievitazione dei prezzi, frodi e parziale blocco del meccanismo delle cessioni).
L’Italia paese di (piccoli) bonus
Partendo dai dati più generali, bisogna anzitutto sottolineare come “le spese fiscali, in deroga al sistema tributario di riferimento”, rappresentino sostanzialmente “imposte non riscosse in virtù di un trattamento fiscale specifico o preferenziale di determinati contribuenti o di determinati settori economici”, spiega Spalletta.
Ciò premesso, quello che emerge dall’analisi di Spalletta è che - complici anche il Covid e la guerra in Ucraina - negli ultimi sette anni (2016-2022) nel nostro Paese le spese fiscali sono aumentate del 40%, arrivando al numero impressionante di 740 agevolazioni (incluse quelle locali).
Ebbene considerando che i crediti d’imposta costituiscono di fatto una riduzione dei pagamenti delle imposte, il dato più eclatante da questo punto di vista è che nel periodo 2017-2023 l’entità della perdita di gettito complessivo abbia registrato “un aumento del 43,9%, passando dagli 87,3 miliardi di minori entrate nel 2017 a 125,6 miliardi di minori entrate nel 2023”.
A ciò però non sono corrisposti “benefici” in linea con i miliardi coinvolti nel gioco. “Nel confronto con altre economie”, afferma infatti Spalletta, “in Italia l’importo del beneficio medio per contribuente risulta molto contenuto rispetto agli altri paesi. Più della metà delle spese fiscali ha un costo inferiore ai 10 milioni di euro. Il che significa - conclude il tecnico - che c’è un evidente polverizzazione degli incentivi, cosa che comporta l’abbassamento del beneficio medio fruito dai contribuenti”. In altre parole, negli ultimi anni in Italia vi è stata una proliferazione di bonus fiscali, spesso però di piccola taglia e che non hanno avuto un impatto sulla crescita economica del paese perché privi di quella massa critica capace di incidere sui trend, ma che ha comunque portato ad un taglio delle entrate per il bilancio dello Stato.
Bonus edilizi: quanto costano e quanto sono efficaci
Su questo quadro si innestano i dati relativi ai bonus edilizi la cui gestione, negli ultimi mesi, è stata “molto articolata, sia per le risorse assorbite o che saranno assorbite nei prossimi anni, sia per le problematiche collegate alla cedibilità dei crediti e agli ampi fenomeni di abuso riscontrati”.
“I dati Enea - ha sottolineato Spalletta - hanno evidenziato come i contribuenti abbiano beneficiato delle agevolazioni in misura molto superiore alle attese, con conseguenti maggiori oneri rispetto alle risorse impegnate a legislazione vigente in occasione dell’introduzione delle agevolazioni”. Numeri alla mano stiamo parlando di ben 37,75 miliardi di euro in più rispetto alle previsioni iniziali. Uno scostamento enorme, se si considera ad esempio che una manovra finanziaria vale in genere 30-40 miliardi di euro e che - soprattutto - potrebbe ancora lievitare, visto che i dati completi sul 2022 debbono ancora essere pubblicati.
“In particolare le previsioni relative al superbonus si attestano a 61,2 miliardi e quello del bonus facciate a 19 miliardi”, ha spiegato Spalletta, aggiungendo anche che “per il 2023-2026 i maggiori oneri hanno determinato un peggioramento della previsione delle imposte dirette per importi compresi tra gli 8 e i 10 miliardi di euro in ciascun anno”.
“Anche per questo - spiega il tecnico - il governo ha previsto una complessiva riduzione e convergenza su livelli meno eclatanti delle aliquote del beneficio. Ciò perché una misura del beneficio molto elevata, superiore al costo, e presidi di controllo ridotti sono suscettibili di introdurre in generale distorsioni che indeboliscono l'efficacia di quegli interventi che miravano ad accrescere la qualità e l'efficienza energetica del patrimonio immobiliare del paese. Soprattutto per il superbonus e il bonus facciate il fatto che sia venuto meno quella sorta di conflitto di interessi tra il committente e l'appaltatore ha fatto sì che ci sia stato un aumento in molti casi ingiustificato dei prezzi e questo già di per sé determina una distorsione economica non tollerabile. A questi si sono aggiunti, infine, i fenomeni di frode che hanno peggiorato il quadro”.
I bonus casa 2023: ultime notizie
Verso la legge delega per la riforma del sistema tributario
Se quella sui bonus casa e sull’elevatissimo numero di agevolazioni fiscali sono delle peculiarità molto italiane, il problema di eliminare un’agevolazione una volta introdotta è, invece, caratteristica comune a tutti gli Stati.
“In tutti i paesi - afferma infatti Spalletta - i trattamenti di favore mostrano segnali di persistenza evidentissimi: una volta introdotte, togliere le misure di sostegno è difficile”.
In passato, ha aggiunto il tecnico, si è cercato di risolvere il problema tramite tagli lineari. Una cura che in realtà è risultata poco efficace e che poi è stata eliminata.
Secondo Spalletta, invece, il punto di partenza dovrebbe essere “una considerazione analitica delle singole agevolazioni fiscali”, capace di individuare le agevolazioni “buone” da quelle “cattive”, procedendo ad una loro razionalizzazione nell'ambito di “riforme generali che modifichino i principi e le regole del sistema tributario”.
In altri termini, commenta il tecnico, è necessario che la riforma assuma “carattere sistemico e non più episodico”. In tale contesto, conclude Spalletta, l’occasione idonea potrebbe essere la Legge delega per la riforma del sistema tributario di prossima presentazione.
Foto di Ylanite Koppens