Dl Agricoltura, il Senato dice sì al freno sull'agrivoltaico
Lo stop all'installazione del fotovoltaico sui terreni agricoli resta, seppur con alcune limature. È il risultato della mediazione ottenuta nel corso della conversione del DL Agricoltura approvato al Senato, con voto di fiducia, e che ora passa alla Camera. Lo stop era già stato ridimensionato per il braccio di ferro tra il Ministero dell'Agricoltura e quello dell'Ambiente, che aveva confermato il blocco dell’installazione di pannelli a terra nei terreni produttivi consentendone, invece, la diffusione in aree non più produttive come cave o miniere, oppure in terreni del gruppo Fs o dei gestori aeroportuali.
Decreto agrivoltaico, previsti contributo PNRR e tariffa incentivante
Il Dl Agricoltura convertito al Senato prevede, di fatto, poche modifiche all'articolo 5. La novità più importante è la riscrittura della norma transitoria relativa al fotovoltaico a terra in aree agricole: stabiliva, in un primo momento, che le procedure in materia già avviate dovessero essere concluse in ragione della normativa previgente. La riformulazione approvata specifica che saranno esclusi dalla stretta i progetti per quali «alla data di entrata in vigore della presente disposizione, sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative, comprese quelle di valutazione ambientale, necessarie all'ottenimento dei titoli per la costruzione e l'esercizio degli impianti e delle relative opere connesse ovvero sia stato rilasciato almeno uno dei titoli medesimi». Non è proprio una sanatoria, ma uno scivolo sì.
Fotovoltaico a terra anche in cave e discariche
L’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra potrà essere consentita anche nelle “cave già oggetto di ripristino ambientale e quelle con piano di coltivazione terminato ancora non ripristinate, nonché le discariche o i lotti di discarica chiusi ovvero ripristinati". Con un emendamento introdotto dopo la riformulazione, si inseriscono le discariche e si apre così ancora un po' la porticina socchiusa dall'accordo tra i Ministeri dell'Agricoltura e dell'Ambiente in fase di scrittura del decreto legge.
Reddito da impresa derivante dal fotovoltaico a terra
Le attività di produzione e cessione di energia elettrica e calorica svolte tramite impianti fotovoltaici con moduli a terra per la parte eccedente il limite di agrarietà previsto, determinano il reddito d'impresa nei modi ordinari. Nessuno sconto, quindi, ma le disposizioni si applicheranno agli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2025. Il reddito agricolo prevede un regime tributario di vantaggio, diverso da quello ordinario con numerose agevolazioni.
La durata dei contratti, anche preliminari, di concessione del diritto di superficie su terreni ricadenti nelle aree considerate idonee all’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili non potrà essere inferiore a sei anni. Decorso questo periodo, i i contratti saranno rinnovati per un periodo di ulteriori sei anni. Alla seconda scadenza del contratto, ciascuna parte ha diritto di attivare la procedura per il rinnovo a nuove condizioni o per la rinuncia al rinnovo del contratto, comunicando la propria intenzione con lettera raccomandata da inviare all'altra parte almeno sei mesi prima della scadenza. L'interpretazione viene ritenuta restrittiva perché vincola a un contratto che si stipula ben prima di aver ottenuto le autorizzazioni necessarie, che potrebbero anche non arrivare. L'articolo 5 bis infine prevede "misure urgenti per garantire la continuità produttiva agli impianti di biogas e biometano alimentati con biomasse agricole".
La ratio del testo sul nuovo agrivoltaico
Nel DL Agricoltura fin da subito il tema dello stop agli impianti fotovoltaici nei terreni agricoli era stato oggetto di uno scontro tra il ministro Lollobrigida e quello all'Ambiente, Pichetto Fratin, che in quei giorni era alle prese con la chiusura dell'aggiornamento del PNIEC e quindi con la necessità di aumentare la stima della produzione da rinnovabili in Italia. La mediazione era stata trovata consentendo l'installazione di pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati da terra, in modo da permettere che si svolga sotto l'attività agricola. Sono fatti salvi anche i progetti già presentati e gli impianti relativi alle comunità energetiche, finanziate da un'apposita misura del PNRR. Di fatto, l'impianto centrale della norma è rimasto.
Una mediazione tra due Ministeri
Nelle prime bozze del DL, all'articolo 6, si leggeva che «le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra». Dal testo emergeva che il divieto non riguardava i pannelli montati su serre, stalle o comunque sui tetti degli edifici presenti nelle aree agricole ma, di fatto, bloccava tutto il resto. Una norma non concordata con il Mase e che ha scatenato le proteste di associazioni come Assoelettrica. Ieri sera in conferenza stampa il ministro Lollobrigida ha ridimensionato le polemiche: «C'è stata grande serenità col collega dell'Ambiente Pichetto su un norma che doveva essere pronta dal 2021 - ha detto Lollobrigida - Dopo quattro anni poniamo fine all'installazione selvaggia di fotovoltaico a terra, ovviamente con grande pragmatismo».
Mediazione che aveva soddisfatto il ministro Pichetto Fratin: «Ho chiesto solo al collega di salvaguardare i target del PNRR e le previsioni del PNIEC di 40 Gigawatt di nuovo fotovoltaico al 2030. L'agrivoltaico che permette la coltivazione rimane totalmente», ha detto nella conferenza stampa post Consiglio dei Ministri. L'agrivoltaico, ha sottolineato il ministro, è un settore con prospettive di sviluppo per 60 miliardi di euro.
Proprio al G7 clima, energia e ambiente di Venaria, il ministro sottolineava l’importanza delle rinnovabili nel panorama della transizione energetica italiana, prospettando una produzione di 80 Gigawatt l’anno, e 57 attraverso il solare.
Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura, aveva commentato con Fasi la bozza in circolazione: «Quanto contenuto nella bozza del decreto legge del Masaf a sfavore del fotovoltaico, sembrerebbe essere una limitazione ancora più insensata qualora vietasse gli interventi di efficientamento degli impianti che invece sono progetti virtuosi perché consentono di aumentare la potenza rinnovabile installata a parità di occupazione di suolo. Se invece l'intenzione della misura fosse quella di bloccare la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici sarebbe una norma restrittiva e del tutto incoerente con l'impegno assunto dall'Italia al G7 di triplicare l'installato rinnovabili al 2030».