Quali opportunità per le imprese nel settore della Space Economy? Intervista a Marina Scatena, presidente AIPAS

Intervista presidente AIPAS - Foto di Marina ScatenaDalla sostenibilità dei progetti legati al PNRR ad una potenziale riforma complessiva del comparto, sono tanti ed eterogenei i driver di sviluppo che caratterizzano il settore Spazio in Italia. Ne abbiamo parlato con Marina Scatena, presidente dell’Associazione delle Imprese Per le Attività Spaziali (AIPAS).

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In questa intervista Marina Scatena, presidente dell’Associazione delle Imprese Per le Attività Spaziali (AIPAS), ci spiega nel dettaglio di cosa hanno bisogno le imprese nel settore spaziale.

Il settore aerospaziale in Italia punta a diventare sempre più competitivo e leader a livello europeo. In questo contesto, qual è il ruolo di AIPAS?

L’AIPAS è una delle tre associazioni di categoria del settore Spazio in Italia, insieme ad AIAD e ASAS, molto rappresentativa e ascoltata nel settore dello Spazio. Nasce nel 1998 con l’obiettivo di tutelare gli interessi delle piccole e medie imprese spaziali italiane, ma già dal 2007 dà la possibilità anche alle grandi aziende di partecipare alla vita associativa. Nonostante il cambiamento di rotta, AIPAS ha mantenuto negli anni due punti fermi: il primo rappresentato dalle aziende private e il secondo dalla consapevolezza che occorre fare sistema. 

Come sappiamo, il tessuto economico complessivo italiano è costituito per oltre il 96% da PMI. Quindi, anche nel comparto spaziale, il ruolo di queste realtà è molto rilevante. Le nostre associate, sia in termini di distribuzione territoriale che di competenze tecnologiche, sono presenti in tutta Italia e hanno contribuito in maniera molto significativa allo sviluppo del settore spaziale negli ultimi anni. Lo dimostra il fatto che molte startup e aziende sono state poi acquisite e inglobate da colossi e altre imprese di grandi dimensioni.

Attualmente le PMI attive in Italia nel settore spaziale sono circa 200, operative sia nell’upstream che nel downstream della catena del valore del settore spaziale. Sono sempre più numerose, inoltre, le startup spaziali: realtà che sono più capaci di innovare e anticipare le tendenze tecnologiche.

AIPAS è cofondatrice ed ha la segreteria operativa di SME4Space, una società che raccoglie tutte le PMI europee, che ad oggi sono oltre 700. Si può dire quindi che la nostra Associazione sia anche una realtà di riferimento attiva e propulsiva a livello unionale.

Nell'ambito del Consiglio ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea l'Italia si è distinta quale terzo Paese contributore dell’ESA e primo contributore per i programmi opzionali. Considerando questi numeri, di cosa avrebbe bisogno il comparto nazionale per crescere ulteriormente?

Il ruolo dell’Italia a livello europeo ed internazionale sta emergendo con sempre maggiore forza, basti pensare alle ultime missioni e ai futuri progetti da realizzare nei prossimi anni. Il merito di questi risultati va a più interlocutori: in primis alle nostre straordinarie aziende di ogni dimensione, poi al nostro Governo - sia quello passato che quello attuale - che nel corso del tempo è diventato sempre più sensibile a certi temi e disponibile quindi a investire.

Va dato merito anche all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e al presidente Giorgio Saccoccia, che credo stia lavorando al meglio nonostante le difficoltà burocratiche che rappresentano un’area di miglioramento del settore. Anche il ministero dello Sviluppo Economico - attuale Ministero delle Imprese e del Made in Italy - attraverso l’ICE sta lavorando con impegno per offrire tante opportunità di internazionalizzazione, specialmente alle startup e alle piccole e medie imprese.

A proposito di burocrazia, anche il presidente dell’ASI, Giorgio Saccoccia, ha parlato della necessità di stabilire una nuova legge spaziale per l’Italia e dell’importanza nel 2023 di utilizzare lo spazio come strumento di diplomazia internazionale. Cosa pensa a riguardo?

Una nuova normativa è da auspicare. Sicuramente si può e si deve mettere in atto un alleggerimento dei processi burocratici, un aspetto che è sicuramente molto vincolante oggi anche a livello di competitività. È diventata sempre più evidente la necessità di avere un presidio sulla distribuzione e sul coinvolgimento di tutta la filiera, oltre all’esigenza che ci sia una regolamentazione di ciò che oggi è ‘critico’ sia a livello nazionale che internazionale in termini di sostenibilità.

Per sostenibilità non si intende meramente quella ‘ecologica’, ma una prospettiva di gestione dei progetti e dei servizi a 360 gradi. Lo Spazio è una grande risorsa che va gestita con lungimiranza. L’uomo può usarlo e trarne vantaggio, ma se non si regolamenta questo uso e non si stabilisce una strategia sostenibile, questa risorsa si andrà pian piano ad esaurire. Quindi, è fondamentale lavorare affinché i progetti abbiano un continuum nel tempo e di conseguenza portino valore aggiunto, occupazione, economia anche negli anni a venire.

Riguardo al contesto internazionale è assoluta verità che lo spazio possa essere uno strumento di dialogo e di pace. Anche se il percorso non è certamente semplice.

In considerazione dei target raggiunti e dei futuri interventi da mettere a terra nei prossimi anni, è possibile sfruttare il volano del PNRR per spingere gli investimenti nel settore? In che modo?

Il PNRR è una grande opportunità per il nostro Paese, ma anche un grande impegno che può gravare sulle generazioni a venire. In ambito Spazio le risorse vengono allocate sul raggiungimento di vari obiettivi, con un focus principalmente sulla realizzazione di servizi.

Come sappiamo il PNRR Italia è stato così articolato: una parte della gestione e delle risorse è a carico dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’altra all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Ad esempio, l’ESA sarà responsabile di gran parte dei progetti relativi al campo dell’Osservazione della Terra, con tutto ciò che ne comporta in più ambiti, dal cambiamento climatico all’inquinamento, dall’agricoltura alla sicurezza. Grazie alle risorse PNRR, infatti, verranno creati dei servizi commerciabili non solo per la pubblica amministrazione come cliente trainante, ma anche per le aziende che operano nei settori citati.

Un altro esempio di progetto finanziato in parte dal PNRR sono i telescopi Flyeye, progettati nello Space center di Matera dall’Agenzia spaziale italiana. Questo investimento rappresenta un’iniziativa meno commerciabile a livello di immediatezza rispetto ad altri servizi, ma renderà l’Italia un punto di riferimento europeo in fatto di infrastruttura e di produzione di dati spaziali.

Oggi partecipiamo a quella che può essere definita una ‘corsa spaziale’, basti pensare che le prime 10 aziende spaziali al mondo generano un business che si proietta intorno ai 550-600 miliardi di dollari, con ricavi che dal 2010 al 2019 sono cresciuti del 70%. Sono numeri estremamente importanti che pongono il settore dello spazio nelle condizioni di diventare un riferimento per l’economia del futuro internazionale. Quindi, a proposito dell’attrattività che il comparto ha per gli investitori, le proiezioni delle maggiori banche di investimento indicano che c’è il potenziale per un decennio di crescita a ritmi ancora più sostenuti, visti tutti i progetti che ancora devono essere attuati nei prossimi anni.

Per approfondire: Spazio, in che modo l’Italia investe nella space economy?

A proposito delle prospettive di crescita a lungo termine del settore, quali potrebbero essere le sinergie strategiche tra fondi nazionali ed europei su cui l'Italia dovrebbe puntare nei prossimi anni?

Per la sostenibilità del settore spaziale è vitale un approccio che sia sinergico tra investimenti pubblici nazionali ed europei, a partire dall’Agenzia Spaziale Europea di cui ci siamo appena confermati terzo Paese contributore con oltre tre miliardi impegnati dall’Italia per i prossimi tre anni. Un investimento in crescita, che è sintomo che il nostro Paese può aspettarsi risultati importanti per la filiera in futuro.

Attenzione anche ai progetti finanziati con il PNRR, soprattutto per quanto riguarda il proseguimento delle attività dopo il 2026, anno di fine dei prestiti europei ma non data di scadenza delle attività. Quindi, è importante preservare il continuum nel tempo di questi progetti situati nella ‘bolla PNRR’ dove ci sono risorse disponibili che dobbiamo spendere in maniera lungimirante e sostenibile nel tempo.

Un settore strettamente connesso allo Spazio, da cui si possono derivare anche importanti opportunità per le imprese italiane, è quello della Difesa. Ad oggi, i fondi dello Spazio dedicati all’ambito Difesa sono ancora limitati, ma cresceranno anche grazie agli sviluppi della politica internazionale (come gli sviluppi della guerra in Ucraina). Avremo in futuro, quindi, dei fondi che investiranno ed espliciteranno l’esigenza di crescere anche sul piano della Difesa.

Ricordiamo, infine, il programma dell’Unione europea per la Difesa (EDF) che prevede il cofinanziamento, a valere su risorse europee e nazionali, anche su certe tecnologie spaziali.

La new space economy è una realtà in grado di attrarre sempre più iniziative private e capitali di rischio. Che cosa ne pensa? Come si potrebbe incentivare questo trend di crescita?

La new space economy pone certamente una sfida, ossia quella di trovare la maniera migliore di sfruttare lo Spazio per migliorare le condizioni di vita in modo sostenibile ed efficiente.

Lo Spazio, con l’esplorazione che ne faremo nel prossimo futuro, ci porterà a nuovi territori di scoprire e colonizzare - tra i tanti basti pensare agli sviluppi sulla Luna e su Marte. In questo contesto, quindi, avranno un ruolo importante anche le startup e le piccole e medie imprese, caratterizzate da una struttura gestionale più snella e da contenuti innovativi più spinti. Nell’ultimo decennio più di 10 startup italiane, ad esempio, hanno fatto un salto di qualità diventando attori della scena internazionale.

Per realizzare questa visione, sia in Italia che in altri Paesi dell’UE, e per mantenere alta la competitività nello scenario globale con i grandi player, è necessario intervenire su diversi fronti. Torniamo, quindi, alla necessità di uno snellimento delle procedure di accesso sia alle gare sia al credito e al finanziamento privato per le startup e alle PMI.

In che modo l’Italia può creare i presupposti per l’avvio di startup nel settore space e per supportare le imprese nella fase iniziale di crescita?

A mio avviso in Italia abbiamo un problema di fondo che è culturale. Per supportare lo sviluppo di realtà emergenti si dovrebbe andare verso un ribaltamento di logica: oggi si investe per estrarre valore dalle nuove imprese, invece bisognerebbe investire e portare valore verso le stesse.

Per far questo è necessario un intervento legislativo. Più che nuovi fondi, infatti, occorre una riforma complessiva che ridefinisca tutte le regole all’interno delle quali si muovono le startup che ne definisca i soggetti, i rispettivi ruoli, i limiti e i mediatori. Tra le altre cose, il provvedimento dovrebbe anche educare alla cultura d’impresa, deregolamentare e semplificare le procedure troppo complesse. Un intervento del genere potrebbe aiutare le nuove imprese tecnologiche italiane che oggi, purtroppo, si spingono ad andare all’estero per realizzare pienamente quel diritto di esistere.

Spesso le tecnologie sviluppate per missioni spaziali trovano poi la loro strada per migliorare la qualità della vita sulla Terra, e oramai le nostre attività giornaliere sono sempre più dipendenti da satelliti e applicazioni di tecnologia spaziale. Si può dire, quindi, che Spazio e questioni come la crisi climatica siano mondi solo apparentemente distanti?

Certamente sì. Tutti noi quotidianamente siamo utilizzatori di servizi grazie alle attività spaziali: dai navigatori delle auto ai programmi televisivi, dai cellulari alle previsioni meteo.

Negli ultimi anni la nostra società globalizzata è potuta diventare sempre più consapevole di come la partecipazione alla rete informativa globale e lo scambio di dati scientifici abbia limitato i disastri, salvando in alcuni casi ambienti regionali e intere popolazioni. Lo scambio di informazioni rapido e sicuro riesce a mitigare e a gestire gli effetti anche di fenomeni come la pandemia di Covid-19, tsunami e terremoti.

Può sembrare semplicistico ritenere che il contributo a questo scambio di informazioni dato dalle tecnologie spaziali sia semplicemente legato alle comunicazioni satellitari. In realtà va considerata anche una conoscenza approfondita delle tecnologie spaziali, che permette di comprendere meglio quanto lo sviluppo di nuovi materiali e protocolli sia stato possibile grazie allo sviluppo spaziale.

In conclusione, possiamo dire che lo Spazio è un qualcosa che fa parte della nostra realtà quotidiana non solo come servizio, ma è anche una risorsa naturale per il miglioramento di vita sulla Terra da sfruttare in una maniera consapevole e sostenibile.

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