Agricoltura e manifattura hanno bisogno di competenze per la trasformazione smart
E' quanto sostiene lo studio “Verso un New deal delle competenze in ambito agricolo e industriale”, realizzato da The European House Ambrosetti e Philip Morris Italia e presentato domenica al Forum di Cernobbio, sul ruolo degli investimenti in skills digitali, e non solo, per sbloccare i percorsi di Intelligent Manufacturing e Smart Agriculture in Italia.
Smart Farming: cosa serve per arrivare alle piccole imprese agricole?
Le nuove tecnologie innovative e la diffusione del digitale in tutti i comparti produttivi possono apportare numerosi benefici ad aziende e filiere in termini di efficienza e flessibilità produttiva, velocità di esecuzione e riduzione dei costi, integrazione dei processi e maggiore sostenibilità ambientale. Viceversa, il ritardo nella diffusione di queste tecnologie può minare la leadership italiana nel comparto industriale e nel settore agrifood, perchè gli “early adopters” tendono a spingere fuori mercato le aziende che non riescono ad adeguarsi al cambiamento.
Nel caso dell'agricoltura, la diffusione di tecnologie digitali è anche un elemento chiave per rendere il settore più resiliente nel contesto della crisi climatica e per ridurre le emissioni globali derivate dall'attività agricoltura e dall'uso del suolo.
La ricerca presentata al Forum di Cernobbio il 4 settembre affronta i problemi di produttività e competitività del manifatturiero e dell'agroalimentare italiano sviluppando dieci messaggi chiave e individuando nelle competenze, in particolare in ambito digitale ma non solo, il driver per sbloccare gli investimenti in Intelligent Manifacturing e Smart Agriculture e con essi la crescita del sistema paese.
In manifattura come in agricoltura, infatti, la centralità delle nuove tecnologie impone di ripensare anche i modelli organizzativi, riorientando attorno alle nuove necessità strumenti e persone e puntando sullo sviluppo di nuove competenze, che non riguardano solo le figure professionali deputate all’implementazione della tecnologia nel ciclo produttivo, ma interessano tutti i livelli dell'azienda e combinano hard e soft skills. Competenze su cui l'Italia risulta al momento carente, come testimoniato anche dal Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione europea, che ci posiziona al 24esimo posto su 27 paesi UE.
Per approfondire: Green Skills in azienda: panoramica sui fondi a disposizione
Il potenziale di Intelligent Manifacturing e Smart Agriculture e il ruolo delle competenze
Dieci messaggi chiave riassumono il contenuto della ricerca realizzata da The European House Ambrosetti con Philip Morris Italia:
- MESSAGGIO CHIAVE 1: L’Italia è una superpotenza manifatturiera
- MESSAGGIO CHIAVE 2: Il problema di produttività del comparto manifatturiero italiano è legato (anche) alle competenze
- MESSAGGIO CHIAVE 3: Il modo di fare manifattura sta cambiando rapidamente
- MESSAGGIO CHIAVE 4: Il nuovo paradigma del settore manifatturiero impatterà l’industria e l’occupazione
- MESSAGGIO CHIAVE 5: L’Italia necessita di un sistema di creazione delle competenze per cogliere le opportunità dell’Intelligent Manufacturing
- MESSAGGIO CHIAVE 6: L’agricoltura italiana è un’eccellenza europea
- MESSAGGIO CHIAVE 7: Il problema di produttività del comparto agricolo italiano è legato (anche) alle competenze
- MESSAGGIO CHIAVE 8: L’agricoltura sta andando incontro ad una trasformazione (anche) tecnologica
- MESSAGGIO CHIAVE 9: La Smart Agriculture è una necessità per rispondere alle sfide globali
- MESSAGGIO CHIAVE 10: L’Italia necessita di un sistema di creazione delle competenze per cogliere le opportunità della Smart Agriculture
Andando oltre l'analisi, lo studio presenta anche tre proposte per colmare questo skill gap in manifattura e agricoltura.
La prima riguarda la necessità di ridare centralità all’istruzione tecnico-scientifica anche a livello di immaginario. L'idea è quella di una perseguire una strategia di re-branding che renda più attrattivi tutti quei percorsi scolastici che oggi non godono di credibilità professionale.
La seconda proposta punta sulla formazione continua, quindi aggiornamento delle competenze dei lavoratori, attraverso corsi e momenti formativi di upskilling e reskilling ideati per soddisfare le esigenze della filiera.
Infine, anche sulla formazione servono obiettivi quantitativi concreti. La ricerca ne suggerisce alcuni: la riduzione di almeno un terzo del divario con la Germania nel dimensionamento degli ITS, arrivando almeno a 200mila iscritti; l'aumento degli iscritti alle facoltà di ingegneria di 85mila unità; la riduzione del divario territoriale e di genere del 50%; l’individuazione di KPI e fattori critici che permettano una diffusione dei best cases su tutto il territorio.
Per approfondire: Digital Europe, PNRR e voucher 4.0. Come finanziare le competenze digitali?
Consulta lo studio Verso un New Deal delle competenze in ambito agricolo e industriale