Slitta il voto sullo stop auto benzina e diesel, Italia e Germania contrarie

Stop auto benzina diesel - Foto di andreas160578 da PixabayLa partita sulla messa al bando delle auto diesel e benzina sembrava ormai cosa fatta, invece si continua a giocare. La presidenza svedese ha rinviato a venerdì il dibattito e il voto previsto per oggi al Coreper dopo il no netto arrivato da Italia e Germania. L'accordo finale in Consiglio è in bilico? 

Come finanziare la transizione green del settore automotive

La decisione di rimandare di un giorno il voto sullo stop alle auto endotermiche dal 2035, uno dei dossier più noti e dibattuti del pacchetto climatico Fit for 55, arriva dopo la chiusura arrivata da Germania e Italia. 

Stop alle auto diesel e benzina dal 2035: cosa prevedono le regole europee

La proposta della Commissione europea si inquadra nell’ampio ventaglio di misure incluse nel pacchetto climatico noto come Fit for 55 presentato nel luglio 2021. Pacchetto con cui Bruxelles fissa un obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e che include anche la proposta legislativa di revisione degli standard di prestazione in materia di emissioni di CO2 per le autovetture nuove e i veicoli commerciali leggeri. 

Proposta che, diversamente dalle aspettative iniziali, non è uscita stravolta dal negoziato tra Parlamento e Paesi UE. 

Nel 2021, infatti, la Commissione europea aveva avanzato una proposta ambiziosa: a partire dal 2035 non sarà più possibile immettere sul mercato europeo autovetture o furgoni con motore a combustione interna.

I produttori possono continuare a immettere sul mercato veicoli con motori a combustione, ma se superano il loro obiettivo di emissioni in un determinato anno, devono pagare un premio di 95 euro per grammo di CO2/km al di sopra dell'obiettivo per veicolo immatricolato. Di conseguenza, con i nuovi obiettivi concordati, i veicoli a emissioni zero, come le auto elettriche, diventeranno più economici dei veicoli alimentati a combustibili fossili.

Il negoziato tra Parlamento e Consiglio ha mantenuto il meccanismo di incentivazione regolamentare per i veicoli a zero e basse emissioni fino al 2030. Per cui se un produttore soddisfa determinati parametri di riferimento per la vendita di veicoli a zero e basse emissioni può essere premiato con obiettivi di CO2 meno severi. 

Inoltre, l’accordo include una formulazione sui carburanti CO2 neutrali in base alla quale la Commissione presenterà una proposta per l’immatricolazione dei veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili CO2 neutrali dopo il 2035.

Prevista anche una clausola di revisione affinché la Commissione valuti nel 2026 i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e possa riesaminare tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici, anche per quanto riguarda le tecnologie ibride plug-in. 

Come indicato in una nota del Parlamento europeo, l’accordo prevede anche l’emendamento noto come “salva Motor Valley” che deroga fino al 2035 gli standard di emissione per i produttori di piccoli volumi di produzione (da 1.000 a 10.000 auto nuove o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni). I produttori di meno di 1.000 nuove immatricolazioni di veicoli all’anno continuano ad essere esentati dalle nuove regole più stringenti sulle emissioni. 

Infine, si legge in una nota del Parlamento europeo, i finanziamenti europei esistenti dovrebbero essere convogliati sulla transizione verso veicoli a emissioni zero e tecnologie correlate.

I bandi europei per rinnovabili, batterie, economia circolare e mobilità. Il Work Programme Horizon Europe 2023-24

Con 340 voti favorevoli, 279 voti contrari e 21 astensioni, Strasburgo ha approvato il 14 febbraio l'accordo raggiunto con il Consiglio a ottobre 2022 sugli obblighi di riduzione delle emissioni di CO2 per nuove auto e nuovi furgoni previsti dal pacchetto Fit for 55. 

Accordo a rischio?

Il no di Germania e Italia all’accordo sullo stop alle auto diesel e benzina rischia di far saltare il compromesso raggiunto da Consiglio e Parlamento Ue, che aveva già ottenuto l’avallo della plenaria a febbraio. 

Dopo il voto a Strasburgo, infatti, il testo passa al Consiglio UE che dovrà approvare formalmente il testo, presumibilmente il 7 marzo. Nel frattempo si attende il via libera del Coreper, l'organismo che riunisce i rappresentanti permanenti degli Stati membri, previsto inizialmente per il 1° marzo e slittato al 3 marzo.

La ratifica definitiva è legata al raggiungimento della maggioranza qualificata, che si ottiene se sono soddisfatte contemporaneamente due condizioni: il 55% degli Stati membri vota a favore e gli Stati che appoggiano la proposta rappresentano almeno il 65% della popolazione totale dell'Ue. Per bloccare l’accordo sono sufficienti quattro Paesi. 

L’Italia si è espressa ufficialmente contro il provvedimento: "Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione, l’Italia sostiene che i target ambientali vadano perseguiti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo", ha sottolineato il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in una nota. 

La posizione espressa da Roma è chiara: la scelta dell’elettrico non dovrebbe rappresentare, nella fase di transizione, l'unica via per arrivare a zero emissioni. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali. “L'utilizzo di carburanti rinnovabili, compatibili con i motori termici”, ha sottolineato  il ministro Pichetto, “contribuirà ad una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini”. 

Su una posizione netta anche la Germania, che ha mostrato delle riserve legando la sua approvazione alla necessità di mettere in campo una misura europea parallela sugli e-fuels. Il ministro dei Trasporti tedesco Volker Wisssing ha minacciato il veto sullo stop ai motori a combustione nel 2035 se la Commissione non proporrà allo stesso tempo un regolamento sui biocombustibili.

Governo pronto a rivedere gli incentivi alle auto elettriche 

Germania e Italia si fanno portavoci di uno scontento che interessa buona parte del settore automotive. Il settore in Italia sta attraversando un contesto industriale particolarmente difficile: da un lato il mercato è debole, soprattutto quello dell’auto elettrica (la vendita di auto a spina nel 2023 è scesa al 3,7% sul totale delle immatricolazioni), dall’altro il settore sconta ancora gli effetti delle gravi difficoltà di approvvigionamento di semiconduttori e microchip, fondamentali per la produzione.

Mal di pancia che hanno indotto il Governo ad annunciare una doppia revisione: in prima battuta l'Esecutivo sarebbe pronto a rivedere l'attuale schema di incentivi per l’acquisto di auto elettriche e i sostegni alle infrastrutture di ricarica.

Del resto, che il bonus auto non stia funzionando a favore dell’elettrico lo dimostrano i dati della piattaforma ecobonus del Ministero: ad essersi esauriti presti, nell’arco di appena un mese dall’avvio dei bonus 2023, sono stati infatti solo i fondi a disposizione per gli incentivi per le auto non elettriche.

Allo stesso tempo il Governo punta a una revisione degli incentivi per sostenere la transizione del settore automotive.

Il nuovo tassello: anche autobus e camion devono diventare a zero emissioni

Al dossier sullo stop alle auto endotermiche il 14 febbraio si è aggiunta una nuova proposta dalla Commissione europea che, sulla stessa scia, sposta l’accento su altri veicoli, vale a dire autobus e camion.  

Nel dettaglio, la Commissione propone di introdurre gradualmente livelli di emissioni di CO2 più rigorosi per quasi tutti i veicoli pesanti nuovi con emissioni di CO2 certificate, nello specifico:

  • emissioni ridotte del 45% a partire dal 2030;
  • emissioni ridotte del 65% a partire dal 2035;
  • emissioni ridotte del 90% a partire dal 2040.

Per accelerare la diffusione degli autobus a emissioni zero nelle città, la Commissione propone inoltre che a partire dal 2030 tutti i nuovi autobus urbani non ne debbano più produrre.

Partita questa che si è appena aperta e su cui il Governo italiano si prepara a negoziare per ottenere risultati ben diversi rispetto a quanto accaduto con il dossier auto, negoziato dal Governo Draghi. 

“Sarà nostro impegno tutelare nelle sedi competenti, a Bruxelles e con i partner europei, gli interessi della filiera automotive e quindi dell'occupazione nel nostro Paese. Fermi i principi di tutela ambientale, è necessario agire senza pregiudizi ideologici e con il massimo senso di responsabilità”, ha spiegato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.

Foto di andreas160578 da Pixabay